giovedì 28 Marzo 2024

Diamante

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Il nome “diamante” deriva dal greco αδαμας (adamas) che significa invincibile, indomabile, indistruttibile. Il diamante è, ed è sempre stato, un oggetto di desiderio molto prezioso grazie alla sua bellezza, ma soprattutto alla sua rarità: nasce all’interno della Terra ed è trasportato in superficie attraverso attività vulcaniche di oltre un miliardo di anni fa. La maggior parte dei diamanti si cristallizzano in maniera imperfetta e sono utilizzati nell’industria, solo il 20% circa del totale estratto ha la qualità adatta per essere trasformato in gemme di alto valore.

Il diamante ha la stessa composizione chimica della grafite siccome sono entrambi composti solamente da carbonio allo stato elementare ovvero non combinato con altri componenti. Le differenti caratteristiche dipendono dal modo in cui gli atomi di carbonio si legano tra loro. Nella grafite, che si presenta come materiale tenero, di colore scuro e spesso opaco, gli atomi si dispongono ai vertici di esagoni che si impilano tra loro in maniera parallela; gli atomi nel diamante invece, sono legati ognuno ad altri quattro e tendono a disporsi in forma tetraedrica che conferisce al minerale la sua principale caratteristica,
quella della durezza. Il diamante è il materiale più duro che si conosce ed è classificato sulla scala di Mohs con valore 10 (il massimo).

Utilizzi del diamante

Le principali applicazioni industriali derivano dalla sua caratteristica fondamentale, la durezza, è infatti il materiale più duro mai conosciuto, e vanno da oggetti per il taglio di materiali duri a strumenti chirurgici che necessitano di estrema precisione fino alle celle a incudine di diamante le quali permettono di ricreare enormi pressioni in laboratorio.

La durezza del diamante può arrivare fino ai 120 GPa, mentre quella del secondo materiale più duro utilizzato in ambito industriale, il nitruro di boro cubico (cBN), si aggira intorno ai 75-90 GPa. La durezza di un materiale è direttamente correlata alla sua resistenza all’usura e diventa perciò un parametro di fondamentale importanza in tutte quelle applicazioni dove si ha l’interazione meccanica fra più corpi. Per esempio, gli utensili per le lavorazioni meccaniche di materiali particolarmente duri come i ceramici possiedono delle punte in diamante. In aggiunta alla durezza, le punte in diamante possono contare su una conducibilità termica fino a 2500 W/m K, ben cinque volte superiore a quella del rame, per dissipare il calore generato durante le lavorazioni meccaniche.

Nel dicembre 2007 un laboratorio del Case Western Reserve University di Cleveland ha dimostrato che la conducibilità avviene per mezzo di un film acquoso sottile deposto sulla superficie del diamante. Il film d’acqua scambia coppie di elettroni con la superficie rendendola conduttrice. Il diamante si dimostra un ottimo conduttore termico ma ad alta temperatura tende a decomporsi in semplice carbonio.

Come si datano i diamanti?

Capire quanti anni ha un diamante è molto importante: i diamanti coprono un periodo di tempo sul nostro pianeta che va da 3,6 miliardi a 100 milioni di anni fa e questo ci aiuta a comprendere l’evoluzione della Terra. Fino ad oggi è stato fatto attraverso l’analisi delle inclusioni, minerali intrappolati all’interno del diamante stesso. Attraverso lo studio di elementi come il samario e il neodimio i geologi sono in grado di risalire all’età. Il discorso vale ovviamente se il minerale che contiene appunto samario e neodimio è nato insieme al diamante: in questo caso l’età dell’inclusione corrisponde direttamente all’età del diamante. Se l’inclusione è nata prima però, il metodo non è più valido, e la data che si ottiene è solo quella dell’inclusione, in questo modo non si potrà conoscere l’età del diamante che la contiene.

Caratteristiche di un diamante

Un diamante si giudica attraverso quattro diverse caratteristiche che si combinano in molti modi determinando il valore della gemma. Sono dette le 4C: Carat weight (peso in carati), Clarity (purezza), Colour (colore) ed infine Cut (taglio).

Peso

Per esprimere il peso del diamante si utilizza come unità di misura il carato. Un carato (ct) è pari ad 1/5 di grammo (0,200 grammi). In pratica, un diamante da 5 carati peserà 1 grammo. All’aumentare del peso in carati, aumentano anche le dimensioni del diamante. Tuttavia, stranamente questo rapporto non è direttamente proporzionale, ma rappresenta una curva – quindi un diamante di 2.0ct non apparirà due volte più grande rispetto ad un diamante di 1.0ct. La misura media per una pietra di 0.50ct è di 5.00mm, mentre la misura media di una pietra di 1.00ct è di 6.35mm. Questa caratteristica è data proprio dalla composizione e dalla disposizione degli atomi di carbonio.

Il termine carato ha origine dal nome Greco e Arabo dell’albero di carruba – Keration in Greco e Qirrat in Arabo. I semi essiccati dell’albero di Carruba erano largamente utilizzati dai mercanti del tempo come contropeso per pesare oro, diamanti, pietre preziose e perle grazie all’uniformità del loro peso e delle loro dimensioni. Tuttavia, è importante sapere che il termine “carato” in riferimento ai diamanti è diverso dal “carato” utilizzato per indicare la purezza dell’oro.

Carat

Purezza

Il reticolo cristallino del diamante spesso presenta delle interruzioni che possono dipendere da inclusioni cristalline, cavità, fessure, piani di geminazione, righe di struttura, sfaldature e tensioni interne. Si considerano diamanti puri quei diamanti tagliati che, osservati con una lente a 10 ingrandimenti o più, non presentano alcuna inclusione.

La grandezza di queste impurità ed imperfezioni determina la valutazione di purezza di un diamante. La scala di purezza delle gemme è stabilita dal GIA (Gemological Institute of America); essa parte da Perfetto/Internamente Perfetto (FL/IF), a Inclusioni Molto Molto Piccole (VVS1/VVS2), Inclusioni Molto Piccole (VS1/VS2), Inclusioni Piccole (SI1/SI2) a Inclusioni (I1, I2 e I3). In generale, i diamanti sotto la valutazione VS2 hanno più probabilità di avere inclusioni visibili ad occhio nudo, tuttavia dipende da pietra a pietra. Possiamo generalizzare dicendo che fino al grado VS2 (incluso) le imperfezioni sono interne e non visibili ad occhio nudo, mentre a partire dal grado SI1 le imperfezioni potrebbero essere superficiali e/o visibili da un esperto ad occhio nudo.

La purezza - Clarity Grading | Gioiellerie Canal

La purezza deve essere certificata in laboratorio da esperti gemmologi e viene determinata tramite utilizzo di microscopi che hanno la possibilità di fotografare o riportare esattamente la posizione dell’imperfezione sul grafico.

Colore

Capire cosa significa il colore del diamante aiuta nella scelta del diamante giusto. È interessante notare che la valutazione del colore della maggior parte dei diamanti di qualità gemma si basa proprio sull’assenza di colore. Un diamante chimicamente puro e strutturalmente perfetto non ha tonalità, come una goccia d’acqua pura, e di conseguenza ha un valore più alto. Il sistema di classificazione del colore del diamante stabilito dalla GIA (Gemological Institute of America) misura quanto un diamante è incolore confrontandolo con pietre miliari di valore cromatico stabilito. La misurazione avviene sotto un’illuminazione controllata e condizioni di visualizzazione precise .

Diamond Color Scale, GIA Color Chart

Un errore comune è quello di pensare che i diamanti classificati come Z corrispondano ai diamanti “fancy color” (colori di fantasia). I diamanti “fancy color” non hanno una classificazione vera e propria (tratteremo successivamente l’argomento e comunque non rientrano nella scala GIA).

Taglio

I diamanti sono rinomati per la loro proprietà ottiche: capacità di trasmettere la luce e brillare intensamente sotto la luce. Spesso pensiamo al taglio di un diamante come alla sua forma (tonda, a cuore, ovale, marquise, a pera), ma il taglio del diamante in realtà significa quanto bene le sfaccettature di un diamante interagiscono con la luce. Per modellare una pietra sono necessarie precisione artistica e lavorazione in modo che le sue proporzioni, la simmetria e la lucidatura offrano il magnifico ritorno di luce possibile solo in un diamante.

Il raggiungimento del taglio migliore per un diamante si riflette nella bellezza e nel valore finale della pietra. Delle 4C questa è sicuramente la caratteristica più complessa e tecnicamente difficile da analizzare. Per determinare il grado di taglio del diamante rotondo brillante standard – la forma che domina la maggior parte dei gioielli con diamanti – GIA calcola le proporzioni di quelle sfaccettature che influenzano l’aspetto del diamante a faccia in su. Queste proporzioni consentono a GIA di valutare quale sia il taglio migliore per un diamante, studiando con quale successo un diamante interagisce con la luce per creare effetti visivi desiderabili, come:

  • Luminosità- luce bianca riflessa dal diamante sia internamente che esternamente
  • Fuoco – la dispersione della luce bianca in tutti i colori dell’arcobaleno
  • Brillantezza –  la quantità di brillantezza prodotta da un diamante e il modello di aree chiare e scure causate dai riflessi all’interno del diamante

Il grado di taglio del diamante di GIA tiene conto anche del design e dell’artigianato del diamante, compreso il suo peso rispetto al suo diametro, lo spessore della cintura (che influisce sulla sua durata), la simmetria della sua disposizione delle sfaccettature e la qualità della lucidatura su quelle sfaccettature. La scala utilizzata per definire la qualità del taglio va da povera ad eccellente.

Diamond Cut: A Guide to the Cut Quality of Diamonds (Essential Guide)

Forme di un diamante

 

Vediamo ora le principali forme dei diamanti ottenute da particolari tecniche di taglio

  • Diamante rotondo (ROUND) : Il diamante rotondo o il taglio “brillante rotondo” è composto da 57 sfaccettature. È il taglio più comune e più diffuso sul mercato dei diamanti, ma anche il taglio più riuscito. Alcuni lo considerano come il diamante perfetto per le sue proporzioni, la sua simmetria e la sua lucidatura che portano al massimo la sua brillantezza e di conseguenza, la sua lucentezza.
  • Diamante Princess: anche il diamante con taglio “princess” è molto richiesto per la sua graziosa forma quadrata. La sua brillantezza è impressionante quanto quella del diamante rotondo, per questo molto spesso viene usato negli anelli di fid
    anzamento. Tuttavia, i suoi quattro angoli rimangono fragili e sono fonte di ansia per gli incastonatori.

 

Cut

  • Diamante a smeraldo: Il taglio “a smeraldo”, molto elegante e meno comune, è un taglio a tappe di forma rettangolare, composto da 57 sfaccettature. L’ampia tavola dello smeraldo rivela la trasparente bellezza del diamante. Per i diamanti con taglio “a smeraldo”, è importante scegliere pietre con livelli di purezza piuttosto elevati. Infatti, i tagli “a smeraldo” hanno un minor numero di sfaccettature e una tavola larga, di conseguenza le impurità sono più visibili. Bisogna quindi basarsi su una pietra con una purezza minima VS.
  • Diamante a goccia: Il taglio “a goccia” è una forma bellissima, composta da 57 sfaccettature. È una forma molto diffusa, ispirata al taglio “brillante rotondo” e al taglio “marquise”. Viene molto spesso utilizzata come pietra principale su un anello per la sua forma affusolata e aggraziata che fa sembrare più fine il dito di chi la porta. Il taglio “a goccia” viene montato molto spesso come ciondolo. Come una goccia, va a posarsi nella piccola fossetta del collo della donna che lo indossa.
  • Diamante ovale: il taglio “ovale” è un diamante rotondo modificato, composto da 55 sfaccettature. Pertanto, se è tagliato molto bene, può raggiungere un altissimo livello di brillantezza. Il diamante ovale combina il taglio del “brillante rotondo” e quello “marquise”.
  • Diamante Radiante: Il diamante “radiante” ha un taglio di forma rettangolare, con angoli obliqui, composto da 70 sfaccettature. Le proporzioni e le sfaccettature della forma “radiante” mettono in risalto questo diamante e ne intensificano la lucentezza.
  • Diamante Asscher: Il diamante con taglio “asscher” presenta una forma ottagonale, composta da 74 sfaccettature. Possiede un taglio simile a quello a smeraldo, ma è un modello quadrato. Per le sue proporzioni, il diamante con taglio “asscher” riflette meglio la luce e quindi ha una maggiore lucentezza rispetto alla forma a smeraldo.
  • Diamante a cuscino: il taglio “a cuscino” è un diamante diffuso e molto di tendenza. Possiede una forma quadrata o rettangolare con angoli arrotondati e grandi sfaccettature che accentuano la brillantezza della pietra.
  • Diamante a cuore: Il taglio “a cuore” è il taglio romantico per eccellenza. Il diamante a cuore è una versione modificata del diamante rotondo classico. Possiede 59 sfaccettature.
  • Diamante marquise: Il taglio “marquise” o “a navetta” di forma ovale e longilinea, con le estremità coniche, è composto da 55 sfaccettature. Offre un elevato livello di lucentezza e di riflessione della luce. Il taglio marquise con la sua doppia punta dà un’impressione di grandezza. Sarebbe stato creato grazie a Luigi XV che fece tagliare per la marchesa di Pompadour un diamante che ne ricordava il sorriso.

Produzione mondiale di diamanti

Oggi la produzione mondiale di diamanti grezzi ammonta a poco meno di 150 milioni di carati (un carato equivale a 0,2 grammi) che derivano in particolar modo da stati dell’Africa meridionale come il Botswana, il Sudafrica, l’Angola, la Repubblica Democratica del Congo, lo Zimbabwe e la Namibia, dalla Russia, dall’Australia e di recente dal Canada.

La produzione globale dei grezzi ha avuto un crollo dopo il 2008 in concomitanza con la crisi economica, seguito da un periodo pressoché costante fino ad
arrivare alla fine del 2017 in cui si sono raggiunti i 151 milioni di carati prodotti, per un valore di 14.1 miliardi di dollari, grazie alla crescente domanda proveniente da Cina e India. Il 62% dell’intera produzione di diamanti di quell’anno era controllata dal cartello internazionale dei diamanti composto dalle “Majors” ovvero De Beers, Alrosa e Rio Tinto che avevano rispettivamente quote pari al 22, 26 e 14 per cento.

Principali paesi produttori di diamanti industriali naturali al mondo

  1. Repubblica democratica del Congo (produzione: 18 milioni di carati) : Il paese è noto per i suoi ricchi giacimenti minerari, così come per una corruzione politica diffusa e disordini politici che hanno portato alla definizione del termine “conflict minerals“. In sostanza, gran parte della produzione di diamanti della Repubblica Democratica del Congo proviene da miniere di proprietà di gruppi armati che non aderiscono a nessuno standard per il lavoro o per i diritti umani. I lavoratori di queste miniere sono trattati come schiavi e il denaro ricavato è utilizzato per finanziare ulteriori conflitti e violenze. Probabilmente, le informazioni disponibili pubblicamente sottovalutano la produzione reale di diamanti del paese, che possiede la seconda più grande riserva del mondo, con 150 milioni di carati di diamanti non ancora sfruttati.
  2. Russia (produzione: 15 milioni di carati) 
  3. Australia (produzione: 10 milioni di carati) : La produzione australiana è soprattutto di diamanti di bassa qualità, che bene si adattano alle applicazioni industriali. La maggior parte delle riserve di diamanti del paese si trovano nel deposito Arglye, gestito dal gigante minerario Rio Tinto.
  4. Botswana (produzione: 7 milioni di carati) : L’economia del Botswana è pericolosamente dipendente dal commercio di diamanti e le miniere statali vengono gestite dalla società leader di questo mercato, la De Beers. Il paese detiene 130 milioni di carati di riserve e rimane e uno dei principali attori nella produzione globale di diamanti industriali. Recentemente è stato ritrovato a Botswana il terzo diamante più grande del mondo , dopo che nel 2015 fu ritrovato il diamante Lesedi La Rona dal valore commerciale di 53 milioni di dollari.
  5. Sud Africa (produzione: 5 milioni di carati): La produzione del paese è cresciuta di 3 milioni di carati rispetto al 2013, un rimbalzo importante per un settore che ha sofferto per la crisi finanziaria globale. Il paese dispone di 70 milioni di carati di riserve conosciute.

Quotazione dei diamanti

È ormai chiaro che la valutazione di un diamante dipende da fattori difficilmente riscontrabili all’occhio dei non addetti ai lavori. Una volta epurate le caratteristiche del diamante che si vuole acquistare o di cui si è in possesso per determinarne il prezzo si può utilizzare il listino “Rapaport” per i diamanti listati, oppure il “IDEX Diamond Price Report” della società IDEX che fornisce anche uno strumento di quotazione “real time” dedicato al consumatore finale.

La quotazione avviene sempre in dollari e viene identificata per fasce di peso. Il Listino Rapaport è il punto di riferimento internazionale utilizzato dai rivenditori per stabilire i prezzi dei diamanti in tutti i principali mercati. Non è di semplice lettura anche perché al prezzo riportato (in base alle caratteristiche del diamante) può essere sottratto un 20% (20 back) o aggiunto un premio (6-12 %) proprio in virtù del peso e della fascia in cui il diamante rientra. L’azienda produttrice, Rapaport Group di Anversa è stata fondata nel 1976 dall’olandese Martin Rapaport. La pubblicazione della lista ha avuto inizio nel 1978.

Per capire come leggere un listino Rapaport è possibile leggere queste diapositive messe a disposizione dall’Università di Roma.

Riconoscere un diamante vero da un falso

Altro argomento molto discusso è quello di come poter riconoscere un diamante vero da uno falso o ancor più difficile un diamante naturale da uno sintetico. Anzitutto è doveroso dire che oltre una determinata soglia di prezzo è consigliabile acquistare SOLO diamanti accompagnati da un certificato emesso da azienda riconosciuta a livello internazionale quali ad esempio HRDGIA o IGI.

L’Istituto Gemmologico Internazionale (IGI) grazie ai suoi laboratori sparsi in tutto il mondo inserisce i diamanti  analizzati in un blister e li accompagna con un certificato sul quale vengono riportate tutte le caratteristiche prima accennate. Il certificato ha un numero identificativo che solitamente è IGI XXXXXX dove al posto delle X ci sono dei numeri. Questo seriale viene anche inciso a raggio laser sulla cintura della pietra e questo collega in maniera indissolubile il diamante a quel certificato. Ciò è importante poiché il valore di una pietra può aggirarsi intorno alle decine di migliaia di euro, mentre il costo di un certificato è pari a 400/500 euro. Il seriale inciso è visibile soltanto sotto lente di ingrandimento 20x

Il certificato cartaceo che vi viene rilasciato dal vostro gioielliere di fiducia inoltre presenta un QR code. Se scansionato questo codice vi riporta alla pagina del vostro certificato digitale, presente sul sito dell’istituto. Questa triplice forma di controllo vi da garanzia piena del prodotto acquistato e del prezzo che avete pagato. È importante sapere che anche i diamanti più piccoli e meno costosi sono sempre accompagnati da un certificato. Ciò implica che acquistare diamanti non certificati, anche se piccoli, vi espone a sovrapprezzo o acquisto di un sintetico.

Non verranno qui trattati i metodi per riconoscere in maniera artigianale un diamante vero da un falso. Esistono però dei tester portatili dal basso costo in grado di analizzare la conduttività termica dei diamanti (caratteristica appena studiata). L’esito positivo al test però non esclude che possa trattarsi di una tipologia di pietra differente da quella richiesta o quanto meno non classifica il diamante in se.

Fonti

  • Diamitaly
  • Diamtrader
  • Istituto gemmologico italiano
  • Università di Padova
  • Sciencecue
  • Cantamessa, Nicoletti, Feralli -La digital transformation nei diamanti: la tecnologia RFID per tracciare i diamanti e garantirne un commercio etico
  • 77diamonds
  • GEMOLOGICAL INSTITUTE OF AMERICA INC
  • diamant-gems.com
  • IGI
Sinonimi:
diamond
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