Il biglietto verde e la politica aggressiva della Cina sul caro materie prime affossano i piccoli investitori, impreparati ad un crollo così dirompente nonostante gli ottimi fondamentali di alcune commodities.
Per chi suona la campana?
La seduta pomeridiana di Wall Street ieri ha lasciato sgomenti moltissimi fra esperti ed analisti i quali non si aspettavano così presto un crollo generalizzato delle materie prime. Dall’inizio della settimana oro, argento, platino e rame perdono oltre il 5%, peggio le agricole che subiscono perdite oltre il 10%; variabile il mercato energetico che ha visto un progressivo miglioramento dei fondamentali e che ha risposto a stimoli differenti.
Il calo di Giovedì è una risposta del mercato al rafforzamento del dollaro americano ed alla mossa del governo cinese. Un’agenzia governativa cinese ha annunciato Mercoledì un piano per liberare riserve di metalli chiave , tra cui rame e alluminio, secondo Reuters. I funzionari del paese hanno anche sottolineato circa la speculazione sui mercati finanziari nelle ultime settimane. Ed è proprio la speculazione che ha portato a perdite superiori al 5% e che ha bruciato i portafogli dei piccoli investitori.
I prezzi sono crollati andando a logorare tutti gli stop posti sui livello chiave e strategici. Il rame non è più in Mercurio, Fibonacci non ha fatto il miracolo e le linee di tendenza non hanno reso giustizia al trend rialzista, ma il mercato ha sempre la risposta e ci saranno sempre nuovi livelli chiave da monitorare, mentre i portafogli degli investitori non saranno più in grado di riprendere le perdite.
La mossa Cinese
Mercoledì la National Food and Strategic Reserves Administration ha dichiarato attraverso comunicato stampa sul suo sito che avrebbe rilasciato per mezzo di asta pubblica rame, alluminio, zinco e altri stock per garantire l’approvvigionamento delle industrie cinesi e stabilizzare i prezzi delle materie prime in conformità con le azioni già adoperate dal Consiglio di Stato. “Le autorità cinesi stanno cercando di aiutare a sostenere i margini della (loro) industria manifatturiera poiché hanno trovato difficile trasferire questi costi agli utenti finali”, ha affermato la broker di materie prime Anna Stablum di Marex Spectron.
Citigroup stima che le riserve statali della Cina siano attualmente pari a 2 milioni di tonnellate per il rame, 800.000 tonnellate per l’alluminio e 350.000 tonnellate per lo zinco, sulla base dei precedenti record di acquisti e vendite. La mossa del governo di pechino sembrerebbe aver davvero colpito il mercato dei metalli, la speculazione finanziaria ha poi fatto il resto.
Le agricole registrano le performance peggiori
Le agricole hanno subito le svendite maggiori, più di tutte le altre materie prime, forse a causa della loro performance strabiliante degli ultimi mesi. Su base settimanale: il cacao (-1%), il caffé (-3,8%), il cotone (-4,3%), il legname -9,8%, il cui tonfo è particolarmente sotto i riflettori visto il rally dell’ultimo anno; il succo d’arancia (-3,1%), lo zucchero (-5,4%).
I prezzi sono scesi di nuovo per il quinto giorno consecutivo nel mercato dei futures sul mais. Il contratto con scadenza al 21 luglio ha stabilito un limite diminuendo di 40 cent su un volume di 192.026. La volatilità storica a 60 giorni (39,87%) è due volte superiore rispetto allo scorso anno nel contratto su citato(16,56%). Le put ora vengono scambiate con un premio rispetto alle call dopo che l’inversione implicita del rischio di vol (call meno put) ha cambiato segno, passando da 2,65 a -1,41. Questo è il massimo del rapporto registrato.
Male anche soia e grano nella chiusura di Giovedì nonostante una buona volatilità implicita. La giornata di contrattazione europea però mostra questo Venerdì segnali di forte ripresa con la soia che guadagna oltre i 4 punti percentuali ed il grano che registra un +2,5% su base giornaliera.
Petrolio, segnali misti anche quest’oggi
Il crollo delle materie prime sembrerebbe non aver colpito gli energetici che, al momento, rispondono a stimoli differenti. Gli investitori stanno seguendo la situazione in Iran. I colloqui tra Teheran e le potenze mondiali per rilanciare un accordo nucleare e consentire potenzialmente una ripresa dei flussi ufficiali di greggio devono ancora decollare.
I cittadini della Repubblica islamica votano venerdì alle elezioni presidenziali per scegliere un sostituto di Hassan Rouhani, un moderato che ha contribuito a guidare l’accordo originale del 2015. Le elezioni saranno sicuramente motivo di grande volatilità sui mercati del greggio e per questo motivo gli investitori stanno attendendo per capire come piazzare le proprie scommesse.
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