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Petrolio, l’IEA chiama i paesi OPEC+

L'agenzia internazionale invita nel suo report i paesi produttori di petrolio ad aprire i rubinetti ed aumentare la produzione

Armando Madeo by Armando Madeo
13 Giugno 2021
in Energetici, Petrolio
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Fatih Birol

fonte foto: anadolu agency / getty image

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L’imperativo è aumentare la produzione!

L’Agenzia Internazionale per l’energia, con sede ha Parigi, ha da poco pubblicato il suo rapporto sul mercato del petrolio (OMR) con statistiche dettagliate e commenti su offerta, domanda, scorte di petrolio, prezzi e attività di raffinazione.

Secondo il rapporto sul mercato del petrolio la domanda mondiale di petrolio potrebbe tornare ai livelli pre-pandemia entro la fine del 2022, con un aumento di 5,4 mb al giorno nel 2021 e di ulteriori 3,1 mb nel 2022. I paesi OCSE contribuiranno con 1,3 mb/g nel 2022 mentre i paesi non OCSE parteciperanno con una quota pari a 1,8 mb/g. La domanda di jet e kerosene vedrà l’aumento maggiore (+1,5 mb/g a/a), seguita da benzina (+660 kb/g a/a) e gasolio/diesel (+520 kb/g a/a).

L’IEA prevede che l’offerta mondiale di petrolio crescerà ad un ritmo più veloce nel 2022; gli Stati Uniti potrebbero aumentare di 1,6 mb/g. Ciò lascia ai paesi OPEC+ margine per aumentare la produzione di petrolio greggio di 1,4 mb/g al di sopra dell’obiettivo fissato per il periodo Luglio 2021-Marzo 2022, al fine di soddisfare la crescita della domanda. Nel 2021, la produzione di petrolio da parte dei paesi non OPEC+ è destinata ad aumentare di 710 kb/g, mentre l’offerta totale di petrolio da parte dell’OPEC+ potrebbe aumentare di 800 kb/g se il blocco si attiene alla sua politica attuale.

L’OPEC+ deve aprire i rubinetti per mantenere adeguatamente riforniti i mercati petroliferi mondiali!

Secondo l’agenzia la domanda mondiale di petrolio continuerà a riprendersi ed, in assenza di ulteriori cambiamenti della politica estrattiva, entro la fine del 2022 raggiungerà i 100,6 mb/g. Anche la produzione non OPEC+ è destinata ad aumentare, ma i guadagni non sono affatto vicini ai livelli necessari per prevenire ulteriori oscillazioni in borsa. Ad Aprile, le iniezioni totali del settore OCSE sono scese di 61,3 mb al di sotto della loro media 2016-2020. Il ritmo con cui i tagli dell’Opec+ potranno essere annullati dipenderà non solo dal successo nel contenere la diffusione del virus e dalla crescita della domanda, ma anche dai tempi dell’eventuale ritorno sul mercato dei barili iraniani.

Anche dopo aver incrementato la produzione di petrolio di circa 2 mb/g nel periodo maggio-luglio, l’OPEC+ avrà 6,9 mb/g di capacità inutilizzata effettiva. Sul mercato potrebbero essere immessi altri 1,4 mb al giorno in tempi relativamente brevi, nel caso in cui le sanzioni contro l’Iran venissero effettivamente revocate,. Per quanto riguarda i produttori al di fuori dell’alleanza, la crescita della produzione è destinata ad accelerare da 700 kb/g nel 2021 a 1,6 mb/g il prossimo anno. Gli Stati Uniti guidano i guadagni del 2022, aggiungendo oltre 900 kb/g all’offerta totale, seguiti da Canada, Brasile e Norvegia. Ciò lascia la produzione non OPEC+ ben al di sopra dei livelli del 2019. Al contrario, anche se i produttori OPEC+ dovessero colmare il divario creato dalla crescita della domanda, la produzione del blocco sarebbe comunque inferiore di oltre 2 mb/g alla media del 2019.

Un rapporto in contraddizione con la Roadmap per le emissioni zero?

Secondo l’Agenzia il rapporto non è in contraddizione con le sfide delineate dalla roadmap per “Net Zero” entro il 2050. L’EIA ritiene che la maggior parte degli impegni presi dai paesi non è ancora sostenuta da politiche e misure a breve termine e che nel mentre la domanda di petrolio sembra destinata a continuare a crescere.

È necessario un enorme sforzo per mettersi in carreggiata e raggiungere le ambizioni dichiarate.

Le stime dell’agenzia internazionale parigina sembrano a dire il vero molto ottimistiche. Questo report potrebbe non essere altro che un tentativo da parte dell’IEA di ricucire i rapporti con i paesi produttori dell’OPEC e smorzare i toni circa una possibile manipolazione dei prezzi del petrolio, nonché delle azioni di quelle aziende produttrici di energia che alla data odierna non hanno ancora una strategia di riduzione delle emissioni di CO2.

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