Petrolio, il consumo di benzina negli States ritorna ai livelli pre-pandemia

Prezzi sostenuti dall'aumento dei consumi di carburante e dal calo delle scorte; rischio invece di saltare il patto USA-Iran sul nucleare

Il flusso veicolare negli Stati Uniti è quasi tornato ai livelli pre-pandemia grazie alle minori restrizioni, alla ripresa dei viaggi ed al ritorno negli uffici dei lavoratori, che stanno gradualmente abbandonando lo smart working. Secondo la Federal Highway Administration rispetto a due anni fa (mese su mese) il flusso veicolare è diminuito soltanto del 4%, mentre nell’Aprile del 2020 il calo era stato di oltre il 40%. Guardando al grafico della benzina in deposito, fornito dal EIA, è infatti possibile apprezzare come nell’Aprile dello scorso anno i depositi erano molto al di sopra della media a 5 anni, per poi andare a normalizzarsi con l’inizio di quest’anno, fino a raggiungere gli attuali livelli pari a 234,2 milioni di barili.

L’enorme surplus accumulato durante la prima ondata di epidemia è stato praticamente assorbito. Le scorte detenute nelle raffinerie, nei serbatoi e negli oleodotti sono tornate in linea con la media quinquennale pre-COVID. Ugualmente il prezzo del gasolio è salito a quota 3,028 dollari per gallone, rispetto agli 1,878 di un anno fa, andando a confermare la tendenza positiva. La rapida normalizzazione del consumo di benzina ha incoraggiato una forte ripresa della produzione di carburante, che si avvicina ai livelli pre-epidemici. Secondo John Kemp, analista di Reuters, è molto probabile che la produzione di benzina possa tornare ai livelli pre-pandemia entro la fine dell’estate; attualmente la produzione è solo il 3% al di sotto della media a 5 anni.

Sul fronte medio-orientale intanto è seriamente a rischio l’accordo fra Stati Uniti ed Iran, dopo che gli alti delegati delle nazioni unite non sono riusciti a trovare un accordo con l’Iran per riprendere le ispezioni ai siti nucleari iraniani. Stamani infatti l’Agenzia internazionale per l’energia atomica delle Nazioni Unite è stata costretta a rinviare una conferenza stampa programmata per oggi, che avrebbe dovuto definire i dettagli di un’estensione di un mese dell’attuale regime di ispezione leggera, a causa dei segnali contrastanti provenienti da Teheran.

I colloqui entreranno in quello che dovrebbe essere il loro quinto e decisivo round questa settimana, con ambo le parti ancora molto distanti dal definire una bozza di accordo. L’AIEA sperava di poter prorogare almeno di un altro mese l’attuale patto, dando così all’Iran, agli altri firmatari dell’accordo nucleare e agli Stati Uniti il ​​tempo di completare i lunghi negoziati in corso a Vienna. Il disaccordo riflette in parte lo stato della politica iraniana, infiammato dalle elezioni presidenziali del mese prossimo. I parlamentari iraniani favorevoli alla linea dura sono determinati a dimostrare che non scenderanno a compromessi con gli Stati Uniti e che piuttosto spetta agli Stati Uniti semplicemente revocare le sanzioni.

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